Questa è la settimana delle ultime volte.
L’ultima corsa sull’Avenida Marítima, l’ultima spesa al supermercato sotto casa, l’ultima sessione nella palestra della Ciudad Deportiva. L’ultima volta che vedrò, per chissà quanto tempo, certe persone che sono diventate parte di me e della mia quotidianità.
Dopo quasi due anni, è arrivato il momento di lasciare Gran Canaria.
È un dolore gentile ma profondo, come quello che si prova alla fine di una corsa lunga, che non vorresti finisse mai.
Due anni fa
Quando sono partita, scrissi su un foglio di quaderno quello che sentivo. Ancora non avevo la newsletter. Oggi mentre preparavo la valigia, ho ritrovato quel foglio:
Non è facile capire cosa sia un inizio e cosa sia una fine.
Quello che separa qualcosa che finisce da quello che comincia non è una linea netta, non è un cerchio sul calendario e nemmeno un avviso sul telefono.
[...]
Le sensazioni si mischiano come fossero colori primari che fondendosi, danno vita a nuovi colori.
Mi serviva, oggi, ricordarmi quanto ogni fine porti con se un nuovo inizio, per natura.
Non é detto che chiusa una porta si apra un portone, ma di sicuro sarà necessario passare da un’altra parte e cercare un nuovo percorso.
Gran Canaria mi ha cambiata
Quando sono arrivata qui, avevo paura, molta paura
Dentro quella paura, però c’era anche entusiasmo, voglia di scoperta, e il dubbio: “Riuscirò a sentirmi a casa?”
Gran Canaria e la gente che la abitano, mi hanno risposto con un abbraccio.
In questi due anni ho respirato il suo vento, ho corso i suoi sentieri, ho camminato per le sue strade, conosciuto i suoi angoli più remoti. Mi sono innamorata di questa terra. Letteralmente.
Ho trovato persone che amo, relazioni che resteranno fondamentali per me, una quotidianità che mi ha reso grata di alzarmi al mattino.
Ho trovato una versione di me che non conoscevo.
Ora sento che sto lasciando non solo un luogo, ma una parte importante della mia vita.
Le fini ci attraversano
Oggi rivivo lo stesso caos emotivo che provai allora, quando mi sono trasferita qui.
Solo che stavolta so qualcosa in più: che ogni passo dentro l’incertezza può diventare scoperta e che l’assenza di confini netti – come scrissi allora – può spaventare, ma può anche liberare.
Se volessi rappresentare la parola “fine”, potrei descriverla come una strada che si interrompe, come un cartello con il nome di un paese sbarrato.
In realtà, quello che davvero mi evoca la parola “fine” è l’immagine di un deserto in cui non esistono linee di confine o segnali.
Solo un cielo sconfinato sopra la testa e un orizzonte che si estende in tutte le direzioni.
Gran Canaria è stata casa.
Adesso la vita mi porta altrove, di nuovo in Italia, ma non nel mio Valdarno. Mi aspettano i paesaggi del nord e anche se sono grata e curiosa, in questi giorni non riesco ancora a proiettarmi avanti.
Questa settimana è tutta nel presente, nelle ultime volte che sto attraversando come piccoli riti di commiato.
La corsa insegna anche questo
In fondo, anche la corsa è fatta di fini.
Ogni allenamento finisce, ogni gara ha un traguardo.
Eppure, quando una cosa finisce, non scompare: resta nel corpo, nella memoria muscolare, nel cuore. Resta in quello che siamo diventati grazie a quella corsa, a quel posto, a quella persona.
Oggi porto via con me ogni passo su quest’isola. Porto via il vento dell’Atlantico, le albe sul mare, le parole in spagnolo dette davanti a un caffè cortado, le corse di gruppo sui sentieri che mi erano ostili e che poi mi sono fatta amica. Gli abbracci, le scoperte, le lacrime, i dubbi e le certezze.
Non posso metterli in valigia, ma li sento dentro, come si sente il respiro profondo.
Le ultime volte fanno male
Mi ripeto in continuazione che l’isola resta dove sta, che le persone che ho conosciuto sono ancora qui, che posso sempre tornare.E lo so, lo so davvero.
Saperlo, però, non cambia il fatto che questa è l’ultima volta in questo contesto, con questa quotidianità, con questa versione di me.
Non è l’ultima volta in assoluto, è l’ultima volta così come la conosco ed è questo che fa male.
Non possiamo fermare il tempo. Non possiamo congelare i legami nel loro momento più bello. Possiamo solo viverli fino in fondo e poi lasciarli andare.
Affrontare le ultime volte è duro. Richiede presenza, coraggio, delicatezza. Richiede il coraggio di guardare in faccia la fine, senza minimizzarla. Concederle il suo spazio, il suo dolore, la sua verità.
Bisogna accettare che ogni fine, può trasformarsi in una soglia da attraversare, col cuore pieno e lo sguardo aperto, verso quello che ancora non conosco, ma che, come ogni volta, saprò abitare.
Fine e inizio
Ho deciso di non portare con me nessuna mappa, per essere libera di alzare gli occhi al cielo, farmi illuminare il viso dal sole e iniziare a camminare nella direzione che mi suggerisce il mio istinto.
Ora come allora.
Non esistono salti nel vuoto. Nulla è davvero vuoto. Ogni spazio che attraversiamo – anche il più incerto – è pieno di energia che si libera e si trasforma.
Non so cosa mi aspetta, ma so che sarò pronta a incontrarlo.
Strada
La strada non c’è.
Da qui in poi, speranza.
Mi manca il respiro,
da qui in poi, speranza.
Se la strada non c’è,
la costruisco mentre procedo.
Da qui in poi, storia.
Storia non come passato,
ma come tutto ciò che è.
Dal futuro,
dai suoi pericoli,
alla mia vita presente,
fino all’ignoto che segue,
all’oscurità che segue.
Oscurità
è solo assenza di luce.
Da qui in poi, speranza.
La strada non c’è.
Perciò
la costruisco mentre procedo.
Ecco la strada.
Ecco la strada, e porta con sé, impeccabili,
innumerevoli domani.
(Ko Un)
Sei riuscita comunicare (quasi) tutto quello che si prova quando si parte e si muore o, semplicimente, si ricorda. Con un finale che diventa, naturalmente, inizio.
Buona fortuna per la tua nuova avventura!|
Grazie di aver condiviso i tuoi pensieri, soprattutto quando sono smossi da così tanto sentimento come quando si lascia un luogo diventato "nostro".
Spero tu possa trovare in questa nuova avventura ciò che (e resto in tema corsa) serve per entrare nel tuo "running High".
Buona fortuna!