Questa newsletter non ha ancora compiuto un anno per cui qui non ne troverete traccia, ma mi è sempre piaciuto scrivere dell’anno che se ne va e usare le esperienze accumulate per proiettarmi nel nuovo inizio con alcune consapevolezze nuove.
Non che la data del 31 dicembre rappresenti davvero uno spartiacque per me, piuttosto rappresenta un pretesto per fermarmi a riflettere.
Non amo fare bilanci, perché trovo che ogni bilancio porti con sé giudizi, piuttosto mi piace raccogliere i frutti, uscire nel mio orticello e fare caso a quelle che sono le erbacce da strappare mentre con l’altra mano raccolgo i frutti maturi e succosi.
Quest’anno il mio orto è stato particolarmente profittevole, ho avuto l’ardire di piantare semi che non conoscevo e mi sono meravigliata io stessa dei frutti che ne sono usciti.
Ho strappato anche molte erbacce e ancora ne sto strappando, ma quello è un lavoro da fare costantemente per essere sicuri che la terra possa respirare bene.
C’è una pianta però, che ho smesso di estirpare.
Negli anni passati mi ero sempre affannata a strapparla via al primo accenno di germogliazione, ma in quest’anno ho scoperto che non è dannosa per il mio orto, anzi può essere un potente fertilizzante.
Ha le sembianze di una pianta infestante e velenosa, ma se la si cura e la si impara ad usare, la paura è nutrimento.
"Fai ogni giorno una cosa che ti spaventa"
Eleanor Roosevelt
Ma cos'è davvero la paura?
La paura è una delle sette emozioni universali, classificate da Paul Ekman e sperimentate da tutti nel mondo.
La paura nasce dalla percezione di una minaccia che può essere reale o immaginata.
Normalmente considerata una emozione “negativa”, la paura ha in realtà un ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza, perché mobilita le risorse che ci sono necessarie a far fronte ad un pericolo. Quando siamo in grado di far fronte alla minaccia, questo diminuisce o rimuove la paura. Quando invece, siamo impotenti nel ridurre la minaccia, questo intensifica la nostra paura.
Sulla Treccani, alla voce “avventura” si legge: “Impresa rischiosa ma attraente e piena di fascino per ciò che vi è in essa d’ignoto o di inaspettato”
Per definizione, quindi, possiamo dichiarare che ogni nuova esperienza che ci proponiamo ha dentro di sé il componente della paura e che più questa esperienza è significativa per noi, più la paura sarà intensa.
Tra gli obiettivi sportivi che mi sono posta quest’anno, ho deciso di inserire un qualcosa che non avevo mai avuto l’ardire di mettere in agenda: una maratona e già che non ho mai fatto una maratona su asfalto, ho visto bene di iscrivermi alla Marathon della Transgrancanaria: 47 km con 1840 m di dislivello positivo che si accumulerà passando dal punto più alto dell’isola per poi ridiscendere al mare attraverso discese tecniche e barranchi di pietre laviche smosse.
Ad oggi, le mie gambe non hanno mai corso più di 30km e quando ho fatto queste distanze non mi sono nemmeno sognata di caricarle anche di un dislivello notevole.
Non mi sento per nulla pronta per affrontare questa avventura e ho una gran paura.
Quando mesi fa mi ero iscritta sapevo di avere un sacco di tempo ancora davanti per poterla preparare, ma poi i mesi sono passati e la percezione di essere ancora al punto di partenza mi genera ansia.
Ho aumentato chilometri in questi mesi, ma il mio corpo è molto restio a sopportare le lunghe distanze e la mia testa lo è ancora di più nel sostenere le lunghe uscite a ritmi blandi che servono per poter costruire la base aerobica di resistenza. Io sono un seguace di Pantani nell’approccio alla fatica: “Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia”.
Intanto il tempo stringe, io non mi sento pronta e la mia paura aumenta.
Ho due strade possibili. La prima è obbedire alla mia paura e convincermi che non ce la farò mai, che il mio corpo non è fatto per queste distanze. La seconda, è accogliere la mia paura, guardarla negli occhi e ascoltare cosa di quello ha dirmi sia reale e cosa invece sia una semplice esagerazione che usa per proteggermi.
Sui suggerimenti reali che mi sta dando, come quello di sforzarmi di correre piano per accumulare più chilometri, devo mettermi in testa di lavorare, mentre devo smettere di ascoltare le sue conclusioni drammatiche dovute ad un eccesso di zelo, come per esempio la sentenza che il mio corpo non sia fatto per correre così tanto.
La paura, come dicevo, ti mantiene al sicuro agendo come un allarme di pericolo interno. Senza paura, non vivresti a lungo ed è grazie alla paura, che acquisisci il potere di rimanere nel momento presente e concentrarti.
Se ti senti preoccupato o ansioso per qualcosa che devi fare, puoi sfruttare questa paura per dare priorità alla pianificazione di cosa deve essere fatto per ridurre la minaccia. L’adrenalina che viene rilasciata quando hai paura, allerta il tuo sistema nervoso per entrare in azione e rilasciare noradrenalina, un altro ormone che serve a mantenerti concentrato invece di farti andare nel panico. La noradrenalina consente di pensare più lucidamente sotto stress, motivo per cui è usata in molti antidepressivi.
Viviamo in un mondo di distrazioni costanti e la paura ci consente di uscire dalla modalità scrolling compulsivo per farci tornare svegli e vigili.
Che lo crediate o no, tra i vantaggi che la paura porta con sé, c’è pure quello di alzare le nostre difese immunitarie e di farci perdere peso, ma non è questo che mi interessa sottolineare.
I vantaggi principali di saper accogliere e lavorare con questa emozione, sono quello di poter chiarire le nostre priorità e quello di dotarsi di un abilità di risposta che ci permette di vivere la vita molto più intensamente e a pieno.
Quando hai paura per qualcosa, per esempio per un problema di salute, le tue priorità si rivelano in maniera molto più chiara e può trasformare i tuoi “Lo farò quando….” in “Questa cosa devo farla adesso perché domani potrebbe non esserci più tempo ”.
Quando hai paura per qualcosa, hai una scelta: puoi lasciare che la paura ti fermi, oppure puoi affrontarla per espandere le opportunità della tua vita.
Avere paura di qualcosa può allertarti su un'area della tua vita che ti sta limitando. Ad esempio, se hai paura di volare ma affronti la paura e trovi il coraggio di salire su un aereo, puoi viaggiare nei luoghi che hai sempre desiderato vedere.
La cosa, però, che più ho imparato ad amare della paura e il senso di euforia che la accompagna. Quando proviamo paura, il nostro corpo rilascia oltre all’adrenalina anche altre sostanze come dopamina, endorfine, ossitocina e serotonina.
Il nostro corpo è una macchina perfetta e il rilascio di serotonina serve al cervello a lavorare in modo più efficiente.
La paura è energia.
Quando esci a correre ed affronti lo stesso giro ogni giorno è molto meno probabile che tu entri in uno stato di “euforia del runner” rispetto a quando trovi un posto nuovo e sconosciuto con un appoggio precario dove sarai un po'spaventato e dove avrai davvero bisogno di concentrarti.
Il nostro cervello ci protegge dai pericoli, ma allo stesso tempo gode delle nuove sfide, perché e questa è la chiave della sua neuroplasticità. E ogni volta che superi una sfida e raggiungi i tuoi obiettivi, ti senti più forte.
Questo “sballo naturale” spesso dura più a lungo del tempo trascorso a sentirti spaventato ed è per questo che ti fa sentire così bene, è per questo che dopo aver tagliato il traguardo di una gara che ti ha messo alla prova, non vedi l’ora di iscriverti alla prossima.
Di fatto, nel momento in cui decidi di fare qualcosa che ti spaventa, hai già generato l'energia necessaria per realizzarla, solo ti serve saper ascoltare cosa di buono la tua paura ha da suggerirti, per iniziare a pianificare le azioni necessarie al raggiungimento del tuo obbiettivo.
La paura è come quella madre iperprotettiva che ti dice di andare piano quando stai uscendo per una gara di bici. Chiudi la porta e sorridi, sapendo che è una dichiarazione di amore nei tuoi confronti e che nemmeno lei ci crede davvero.
Quando però ti dice che fuori fa freddo e ti servirà un giubbotto, molto spesso faresti bene ad ascoltarla.
Come abbracciamo la madre iperprotettiva, dovremmo imparare ad abbracciare anche le nostre paure. Non mi riferisco alle grandi paure che mettono a rischio la vita, ma le paure utili che arrivano in piccole dosi. Un po'di paura vuole davvero il meglio per noi.
Dove la paura incontra il coraggio è li che si realizzano i grandi cambiamenti e le grandi innovazioni, perché essere coraggiosi non significa non avere paura, ma avere una paura folle e farlo lo stesso.
P.s.: ho appena realizzato di aver esposto pubblicamente l’obbiettivo della Transgrancanaria Marathon e ora si che mi sto letteralmente ca…..do sotto. Però, vada come vada, che io possa o no terminare quei 47km che mi separano dalla gioia di un risultato, so che che questa paura avrà sicuramente qualcosa da insegnarmi.
Ci vediamo nel nuovo anno e mi auguro che questa newsletter vi convinca a portare con voi le vostre paure e il coraggio di affrontarle.
Lasciati ispirare 🎧 📼
Questo cortometraggio di animazione di Alberto Mielgo, che ha vinto un oscar nel 2022. Tratta di cosa sia l’amore, un sentimento che per me si lega ad una paura paralizzante e che solo adesso mi sto scoprendo capace di gestire per lasciarmi andare, senza tormentarmi su quello che di male potrebbe succedere.
”Mancarsi” dei Coma_Cose che mi ha ispirato il titolo
L’ultimo episodio de “Il Lungo” il podcast di Sandro Siviero, per avermi dato alcuni consigli su come affrontare la paura del mio obiettivo sportivo
”È finita la pace”, il nuovo disco di Marracash che mi ha accompagnato nella scoperta di nuovi percorsi in montagna.
Se mi hai letto fin qui spero di essere stata capace di darti qualche spunto per riflettere su te stesso e su come far emergere le tue migliori potenzialità. 🏃🚲 ⛰️
Se vuoi farmi qualche domanda su come affrontare il tuo percorso di crescita sportiva puoi contattarmi su Instagram o alla mia mail info@runningmindcoach.com 📬
Se vuoi sapere di più su chi sono e cosa faccio, qui ho provato a parlare di me. 📖
Quando ho iniziato a scrivere Kalò Dromo per raccontare l'allenamento per la maratona uno dei motivi principali era dirlo pubblicamente così da dover "dare conto" di quello che stavo facendo e non tirarmi indietro 😅