La settimana scorsa sono stata ospite del podcast Il Lungo di Runlovers.
Pur non essendo abituata ai microfoni, parlare con Sandro, è stato come fare una chiacchierata tra amici. Lui ha saputo rendere tutto così naturale, che le parole sono uscite come un flusso di coscienza.
Riascoltarmi è stato strano, ma mi ha regalato un nuovo sguardo su di me.
Si, ero io a parlare, ma ascoltandomi da fuori sono riuscita a cogliere la coerenza silenziosa che tiene insieme tutto.
Negli ultimi due anni ho vissuto trasformazioni profonde: cambi di direzione, svolte improvvise, ripensamenti, salti nel vuoto. Eppure, nel riascoltare il mio racconto, ho percepito con chiarezza la traiettoria che ho tracciato.
Anche quando mi sembrava di essere in balìa delle onde, in realtà stavo navigando in una direzione ed ogni onda, anche quella che sembrava sbagliata, mi ha portata un po’ più avanti.
Quella conversazione mi ha aiutata a osservare con più attenzione i pezzi del mio percorso. Mi ha dato il permesso di celebrare i traguardi raggiunti e mi ha fatto rendere conto che ogni passo, anche quando sembrava inutile o sbagliato, ha portato qualcosa con sé. Ogni movimento, anche quello che sembrava una deviazione, ha aggiunto uova al mio paniere: nuove risorse, nuovi strumenti per affrontare le sfide future.
Mi sono accorta che nonostante la bio qui su Substack, non sia cambiata, la mia identità lo ha fatto continuamente e continua a farlo.
Fedele sempre, ma uguale mai.
Resto fedele ai miei valori alle persone, alla corsa, a quel che sento giusto, ma non rimango mai uguale a me stessa
Per anni ho cercato di darmi una forma chiara, definita, comprensibile, ma oggi so che per me la forma coincide più col fluire che con il fissarsi.
Proprio questa settimana la vita me l’ha ricordato con forza: è successo qualcosa che mi ha spinto, di nuovo, a cambiare rotta. Ho dovuto prendere decisioni improvvise, repentine, radicali. Ho scelto, ancora una volta, di seguire il richiamo di ciò che mi fa vibrare dentro, quella vocina che mi sussurra alla pancia e a cui lascio prendere molte delle decisioni importanti.
La parte più difficile è accettare, ancora una volta, il dolore sottile e profondo dell’allontanamento, che ogni viaggio porta con sé. Dalle persone con cui ho condiviso intimità, sorrisi, sostegno. Persone che ho amato, che fanno parte di ciò che sono stata e che hanno camminato con me per un tratto importante del mio percorso.
Due anni fa, quando ho lasciato il mio lavoro sicuro, ho scelto di seguire il mio desiderio di esplorazione ed esplorare ha delle regole tutte sue.
Non si esplora con lo zaino pieno di certezze, ma con le antenne alzate. Non si impone la direzione, ma si impara a leggere le correnti, a capire dove tira il vento, a piegarsi quando serve e a cavalcare l’onda, quando arriva.
Chi sceglie l’esplorazione è esposto all’instabilità, al rischio, alla sorpresa, ma in cambio ottiene qualcosa di inestimabile: la possibilità di stupirsi e di diventare ogni volta una versione più autentica di sé. Non migliore in senso assoluto, ma più vicina a quello che sente vibrare dentro.
Prima la bici, poi la corsa: sono stati loro a spingermi ad esplorare.
Con entrambe ho attraversato città, esplorato sentieri, scoperto bellezza che non conoscevo. Non solo fuori. L’esplorazione non riguardava solo l’ambiente, ma anche me stessa.
Ogni allenamento è una piccola spedizione dentro e fuori di sé, ogni corsa è un’occasione per cambiare, per imparare, per evolvere.
Siamo fedeli ai nostri obiettivi, ma mai identici al giorno prima ed è proprio questo il senso più profondo dell’allenarsi: diventare, passo dopo passo, la persona che si desidera essere.
Oggi, mentre mi preparo ad affrontare nuovi grandi cambiamenti, sento che qualcosa è diverso rispetto al passato. Ho sempre tantissima paura, ma sono consapevole che è proprio dentro la paura che si nasconde l’energia di cui abbiamo bisogno per agire.
Sento di poter contare sulle risorse che ho costruito strada facendo, anche quando non me ne accorgevo. Fiducia nella mia capacità di adattarmi, di cambiare forma, di imparare. Fiducia nel fatto che anche quando mi sembrerà di essere ferma, in realtà starò progredendo.
Ogni fase, ogni passaggio, ogni deviazione ha contribuito a formare la viaggiatrice che sono oggi. Non perfetta, ma più consapevole, più capace di fare spazio, di lasciare andare, di portare con me solo ciò che serve davvero.
Sento che è arrivato il momento di chiudere la valigia ancora una volta, non per tornare indietro, ma per affrontare un nuovo tratto di strada.
Porto con me le risorse raccolte lungo il cammino: la forza maturata nei momenti difficili, le lezioni imparate dai cambi di rotta, la fiducia cresciuta nella fatica.
Parto con lo stesso cuore inquieto, con la stessa sete di scoperta, ma con un bagaglio diverso. Più leggero, più essenziale, più mio.
Il viaggio non finisce, si trasforma e io con lui.
Nel momento in cui decidi di fare qualcosa che ti spaventa, hai già generato l'energia necessaria per realizzarla
📚🎵 Cosa faccio quando non corro
Consigli di lettura
“Imparare a lasciar andare. Il coraggio di mollare quando tutto dentro ti chiede di restare” - la newsletter del 12 giugno di
“Allora, che cosa vuoi fare da grande?” - la newsletter del 13 giugno di
La felicità è una scelta: Un viaggio per trovare il coraggio di ascoltare la propria voce. Il libro di Sara Melotti che racconta il suo viaggio alla ricerca di autenticità: abbandonando una carriera nella moda per viaggiare e riscoprire la bellezza reale, impara a difendersi dalle illusioni dell’apparenza e a ritrovare la propria voce interiore.
È bello leggere di chi lascia il "lavoro sicuro" e riesce rischiando e sognando davvero.
Grazie per le tue parole, sono state di grande ispirazione
Buon viaggio! Che il vento ti sia a favore.